mercoledì 23 ottobre 2013

Il tasso di interesse e altri crimini contro l'umanità

Io ho 100.

Ti presto 100.

Mi restituisci 110 dopo un po'.

Quel 10 in più è il tasso di interesse.

Se un figliolo leggesse non capirebbe per quale motivo se io do x ad una persona, quella persona deve ridarmi x+10.

Un adulto, dall'alto della sua saggezza, risponderebbe che quel 10 in più simboleggia il rischio che la prima persona corre prestando del denaro ad una seconda persona.

Sì, insomma, non è che la prima persona si fidi poi molto, poiché la seconda persona deve avviare un'impresa, che se andrà bene frutterà altri soldi, e quindi potrà ben ripagare la cifra prestata più gli interessi, MA... ma potrebbe anche andar male, e in questo caso la seconda persona si troverà senza soldi, e la prima persona anche. Uno scenario da evitare.

Per questo, la prima persona conferisce fiducia alla seconda, sperando che le cose vadano bene per poter intascare più di quanto aveva, e in definitiva rendere conveniente la sua buona azione.

Già dal nome capiamo perché si chiama "di interesse". Perché più è alto e più è interessante, ma non per aiutare la povera seconda persona ad avviare la sua attività, ma per lucrarci sopra senza effettivamente produrre nulla di buono, e anzi, pretendere qualcos'altro in più da qualcun altro.

"Ma il prestatore corre un bel rischio prestando il suo denaro al primo che passa!" dice il banchiere. Vero.

Fa parte della natura degli investimenti, fai una scelta e ne accetti le conseguenze. 

Scegli di prestare il tuo denaro a qualcuno e accetti che quel qualcuno possa non essere in grado di restituirti i soldi.

Non c'è garanzia che le cose vadano bene, come non c'è garanzia che le cose vadano bene se fai un viaggio in macchina: può grandinare, puoi bucare una gomma, puoi trovare il distributore chiuso.

Fai le tue valutazioni prima del viaggio, e una volta che parti le tue valutazioni possono essere state giuste come possono essere state sbagliate. Questo sarà il viaggio a dirlo.

La natura dell'investimento è identica: accetti di compiere un'azione e non sai bene quali saranno le implicazioni. Puoi fare molte valutazioni, ma sarà l'esperienza a determinare se le tue valutazioni erano corrette o meno.

Alla luce di questo, la truffa ai danni della Grecia(e ai danni nostri) è palese: se gli investitori internazionali scommettono che la Grecia riuscirà a pagare il suo debito con tanto di interessi, perché poi vanno a tirare la giacca ai funzionari della Troika per mandare i sicari economici a costringere i poveretti greci a fare la fame?

Tu creditore internazionale stai SCOMMETTENDO che la Grecia ripagherà il suo debito. E la scommessa la hai PERSA, dato che le misure messe in atto dalla Troika hanno reso la Grecia ancora più bisognosa di aiuti internazionali (traduzione: prestiti con tasso di interesse), perciò sarebbe opportuno rassegnarsi e scegliere più oculatamente i propri investimenti in futuro.

NO.

Dato che probabilmente (leggasi "certamente") molti funzionari stessi della commissione hanno amici in varie banche, o magari loro stessi hanno investito nei Titoli di Stato greci, hanno tutto l'interesse a rivedere presto i propri soldi, con magari qualcosa in più. Quindi cosa fare? 
Abusare del proprio potere politico è ovvio! Imporre alla Grecia misure draconiane (la cui etimologia è ci indica che la parola "draconiana" viene da "Mario Draghi" e non dalle alate creature leggendarie) affinché milioni di persone facciano la fame, ma perlomeno garantiscono al funzionario di turno di riavere indietro i propri risparmi di una vita, com'è giusto che sia, che diamine.

Ora, non credo che riuscirei a tradurre in parole la pena che infliggerei a codeste persone per questo comportamento, ma in concreto, cosa possiamo fare?
Cambiare la politica, smettendo di votare partiti pro-Euro, e basta per favore con queste stronzate tipo "se non stessimo nell'Euro saremmo il Burkina Faso", "saremmo divorati dall'inflazione" et cetera et cetera. SIAMO GIÀ COME IL BURKINA FASO A CAUSA DELL'EURO

Stando ad una ricerca canadese sulla libertà economica (la facilità di avviare un'impresa, il rapporto introiti/tasse e via dicendo), gli unici paesi europei presenti fra i primi 10 sono proprio la Svizzera e la Danimarca, che -ironia della sorte- sono rimaste fuori dall'Euro.

L'Italia rivaleggia con l'Arabia Saudita e la Namibia per l'83° posto, a 3 posizioni di distanza dal... indovinate un po'? DAL BURKINA FASO!

Basta con questa stronzata dell'Euro.

Cos'altro fare?
Cominciare ad utilizzare monete alternative: questi figuri europei devono smetterla di pensare di poter controllare tutto e tutti. Le monete alternative già ci sono e l'uso è in costante aumento (vedere qui e qui), cominciate a dare un'occhiata a queste risorse, per scrollarvi di dosso il peso ormai insostenibile di governi che non si rendono più conto di cosa vuol dire vivere fuori dei Palazzi.

A presto

giovedì 17 ottobre 2013

Perché non siamo liberi

"La libertà".

Quando si parla di Stato , specialmente di Stati occidentali odierni, si sente parlare spesso di tensione verso la libertà dei popoli, verso le libertà e i diritti individuali.

Ma lo Stato, proprio in quanto tale, è la negazione delle libertà e dei diritti.

Guardiamo la figura 1. Facciamo finta che tutte le libertà umanamente esistenti siano solo 3:




1- la libertà di dire ciò che voglio
2- la libertà di andare dove voglio
3- la libertà di fare ciò che voglio









Già ci accorgiamo che potrebbe esserci un problema nel momento in cui gli interessi di due persone cozzano, è evidente che non essendoci un'autorità, la giustizia è la sopraffazione o il compromesso.
Essendo stata la sopraffazione il mezzo con cui ci siamo fatti giustizia per molto tempo, ci abbiamo messo un po' a capire che sgozzare l'altro non significava necessariamente avere ragione nella realtà dei fatti su una determinata questione.

Ora, nel momento in cui l'uomo ha cominciato a mettersi d'accordo e a formare i primi proto-Stati, al fine di salvaguardare il bene comune si è progressivamente rinunciato a questa o quella libertà.

Ad esempio quando un gruppo di persone si organizza con dei vari appezzamenti di terreno, ognuno se ne accaparra un po', e il frutto di quella terra andrà in parte alla persone e in parte alla comunità.

In questo momento non ho più il diritto di andare nel pezzo di terra di qualcun altro ed aggiungere alle mie scorte le scorte di quello che la comunità ha sancito come proprietario.
E' appena venuta meno la libertà di fare ciò che voglio. In cambio, ho assicurate le altre due libertà.
Non è una grande perdita, dopotutto la vita all'addiaccio non è che sia così facile. Accetto.

Questo è il compromesso dello Stato.

Rinuncio ad una piccola libertà per avere garantite tutte le altre libertà che rimangono.

Oggi però, nel momento in cui un proprietario terriero non può nemmeno più attingere acqua dal pozzo nel terreno di sua proprietà(succede veramente, consultate la forestale prima di commettere il crimine di prendere un secchio d'acqua dal vostro pozzo), il problema della libertà è quanto mai vivo, e questa normativa di fatto elimina la libertà di fare ciò che si vuole.






E' vivo nel momento in cui non si può mettere più in dubbio un assunto storico, eliminando la libertà di dire ciò che si vuole.
E' vivo nel momento in cui non si può irrompere nel Parlamento Europeo ed insultare indiscriminatamente tutti i suoi lavoratori e parlamentari.




E' vivo nel momento in cui "per ragioni di Stato" vengono delimitate alcune aree che sono di qualcuno o sono dei militari.
A ben guardare, non è rimasto poi molto che non sia di qualcuno o di proprietà militare, e le recenti politiche di privatizzazione vanno proprio in questo senso. Questo elimina la libertà di andare dove si vuole.







Ora, considerando che le libertà per fortuna non solamente queste tre, prendete il corpus di leggi comunale.
Ora prendete quello provinciale.
Poi quello regionale.
Poi quello nazionale.
Poi quello europeo.
Poi quello internazionale.
Sommateli insieme e chiedetevi se c'è effettivamente qualcosa che potete fare senza che contravveniate ad una qualsiasi delle milioni di leggi che ci sovrastano.

Respirate a fondo e chiedetevi:


SIAMO LIBERI?